lunedì 3 dicembre 2012

iRS Gallura sui ritardi per il ponte del Padrongianus


La chiusura della SS 125 per i lavori di realizzazione del nuovo ponte sul Rio Padrongianus  sta creando gravi disagi per gli abitanti dell’intera area nei rioni di Poltu Quadu e Sa Marinedda ; chi vive  a Multa Maria e al Lido del Sole è infatti costretto a compiere un enorme giro di circa 25 Km per raggiungere la parte sud della città di Olbia, utilizzando una deviazione stradale che, quando i lavori saranno ultimati,  diventerà l’ennesima opera inutile e che comporterà un ulteriore consumo di suolo. Una spesa, quella per la realizzazione della deviazione, che forse si sarebbe potuta evitare con la installazione di un ponte provvisorio e rimovibile.
Per altro, l’opera in questione è anche stata realizzata con molto ritardo (ben cinque anni con un’ incomprensibile chiusura totale del ponte al 20 agosto 2012, praticamente ancora in piena stagione turistica) , arrecando così ulteriori deleterie conseguenze all’economia della zona. Infatti le oltre 30 aziende che gravitano nell’area interessata hanno visto crollare il loro fatturato dal 30 al 50%, con le inevitabili ripercussioni sul piano occupazionale.
IRS Gallura, oltre a confermare il suo impegno nella costante verifica delle tempistiche di realizzazione del progetto, chiede che  l’amministrazione comunale preveda per le aziende penalizzate, una riduzione sul pagamento delle imposte comunali (Imu e Tarsu) al fine di alleviare, almeno in parte, i disagi generati in seguito alla mancata conclusione dei lavori.
Salvatore Crobe  - iRS Gallura

venerdì 16 novembre 2012

iRS Gallura intervista Emiliano Deiana



Emiliano Deiana è il Sindaco di Bortigiadas. Giovane (38 anni) ma già con una significativa esperienza amministrativa alle spalle, è anche autore di un blog Diario di un Sindaco di campagna, che porta a mio avviso un interessante contributo oltre che a vicende politiche di rilevanza più italiana, anche e forse soprattutto locali, spaziando da temi più vicini al suo paese natale ad altri come il lavoro, la lingua, il territorio sardo.


Emiliano, raccontaci un po’ di te. Come ti descriveresti?

Sono una persona assolutamente normale. Mi piace leggere, ascoltare della buona musica. Sono una persona curiosa, ecco. Quello che mi muove è la curiosità di imparare cose nuove, di conoscere luoghi e persone diverse. Anche se da questo punto di vista sono un viaggiatore sedentario, viaggio molto con la fantasia e in questo mi aiutano i Social Network grazie ai quali riesco a mantenermi in contatto con molte persone con le quali difficilmente avrei potuto avere un dialogo. Dalle persone normali a quelli che si considerano “potenti”.

Tempo fa ho letto con interesse alcuni tuoi interventi sulla lotta allo spopolamento dei piccoli comuni Galluresi. Come stai portando avanti concretamente questa battaglia a Bortigiadas?

Una premessa. Da quando sono stato eletto Sindaco di Bortigiadas nel 2005 ad oggi è cambiato il mondo. Eppure già da allora, e lo scrivemmo nel programma elettorale, le avvisaglie della crisi c’erano tutte. E l’unica risposta che si poteva (e si può dare) alla crisi è una risposta locale.
Solo con un progresso armonico delle comunità, a partire da quelle più piccole e marginali, ci si può salvare. E ci si salva tutti insieme non ciascuno per proprio conto. Le politiche che abbiamo attivato a Bortigiadas sono politiche esportabili. Dal 2005 abbiamo istituito un contributo di 1.000 euro per ogni figlio nato. Un contributo per i bambini da 0 a 6 anni che accompagna le famiglie nella crescita dei figli, nella loro cura e nel loro benessere. Questo non è solo un atto concreto – monetario – è un atto altamente simbolico perché stiamo dicendo “nessuno in questo Paese resterà solo. E lo abbiamo dimostrato difendendo, con le unghie e con i denti la presenza della scuola nel nostro comune. Abbiamo fatto investimenti importanti nei campi della cultura, dell’ambiente, delle energie rinnovabili, della difesa del suolo, della riqualificazione urbana. Abbiamo attivato, per la prima volta nella storia comunale di Bortigiadas, una politica pubblica per la casa con l’acquisto, la ristrutturazione e la riqualificazione di immobili dismessi da destinare prioritariamente alle giovani coppie. Ogni intervento da solo non basta, ma all’interno di un sistema complesso di politiche pubbliche è possibile, se non invertire la tendenza, almeno porre un argine allo spopolamento.

Come vedi questo interesse della sinistra isolana ad istanze di tipo “sovranista”, quali quelle che iRS sta portando avanti?

La dico in maniera chiara, come mio solito. La sinistra, Il Pd in particolare, non può far finta di nulla davanti alle istanze di indipendenza. Io vorrei i sardi indipendenti, prima della Sardegna indipendente. Li vorrei indipendenti nel pensiero, nell’elaborazione politica. Li vorrei indipendenti dal punto di vista energetico e senza bisogno di consumare l’ambiente e farcelo devastare. Li vorrei indipendenti nella scuola, nell’Università, nella organizzazione del sistema di governo locale.

La specificità Gallurese nell'ambito della Sardegna. Dicci la tua.

Io sono gallurese al 100%, penso in gallurese, parlo in gallurese. Ma non lego questa mia appartenenza umana, culturale al mantenimento di istituzioni – penso alle Province – difficilmente difendibili con la pubblica opinione. Un sistema istituzionale ridondante è nemico dei popoli così come è nemico dei popoli il proliferare di burocrazie intoccabili. In Gallura abbiamo un deficit culturale: pensiamo – i più pensano - di poter fare a meno della Sardegna. Io non voglio fare a meno di nessuno. Io vorrei essere Sardegna. Ma in Gallura abbiamo anche una grande opportunità: la osserviamo la Sardegna dall’alto. E dal basso guardiamo la Corsica. E di lato osserviamo il Continente. Siamo il crocevia della Sardegna. E di questo noi dobbiamo averne coscienza. Non oltre la Sardegna, ma dentro. In tutto e per tutto.

Vedi realizzabile una piena sovranità della Sardegna nel medio termine?

Sono un riformista. Ma un riformista che ha chiaro l’obiettivo. L’obiettivo è una Sardegna davvero sovrana. Ma sono altresì consapevole che le riforme non si fanno senza popolo. Ed è per questo che lavoro a un Pd autonomo, magari federato, con quello nazionale. E le forze politiche che hanno – pur coi difetti e le degenerazione che non nego e combatto – sono fondamentali per una svolta epocale. Non so quantificare il tempo. Serve un cambio culturale che ha bisogno di tempo, che ha bisogno di entrare nel profondo nella comunità sarda. Spesso i sardi sono stati i peggiori nemici di se stessi. Per questo, come passaggio intermedio, vedo l’approvazione di un nuovo Statuto “spinto”, estremo nella rivendicazione dei poteri e delle competenze. Vorrei la Sardegna come isola di pace, che rifiuta ogni servitù militare e ogni servitù ambientale. Sui tempi non so davvero cosa dire: ma quello che era inimmaginabile ieri può essere pensato oggi. E quello che è pensato oggi non credo sarà impossibile da realizzare in un futuro prossimo.

Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?

Affrontare, con politiche attive, l’immenso problema demografico della Sardegna. Lo fare affermando che il sistema istituzionale sardo si fonda sulle 377 autonomie comunali. Da Cagliari a Baradili, da Sassari a Monteleone Roccadoria, da Olbia a Bortigiadas. Ed attiverei politiche serie che prevedano un ritorno alla terra: all’agricoltura, all’allevamento, alla pastorizia. Un ritorno alla terra che è parte di un enorme investimento sulla scuola e sulle Università. Perché non si salveranno, nei prossimi decenni, i popoli più forti, ma quelli più istruiti. In un sistema così pensato è fondamentale l’apporto della migrazione. La Sardegna si deve trasformare da terra di migrazione in terra di accoglienza. Accogliere chi è emigrato dalla Sardegna per bisogno ed accogliere flussi migratori che dall’Africa spingono verso l’Europa. La Sardegna saprà stare in un mondo che cambia se sarà parte di quei cambiamenti, non se vi si opporrò passivamente accentuando il declino che già vediamo essere realtà e, se le cose non cambieranno, essere il futuro. Per questo vedo nell’autonomismo “spinto”, nel sovranismo le basi per una futura indipendenza che non dovrà mai essere declinata nella forma di chiusura verso il mondo, ma nella formula più rischiosa, ma più affascinante, dell’apertura al mondo, alla pace, alla fratellanza di popoli.




Andrea Randaccio
iRS Gallura

venerdì 26 ottobre 2012

iRS Gallura intervista Marino De Rosas


Marino De Rosas è forse il più conosciuto chitarrista Sardo in attività. Olbiese D.O.C., coniuga gli straordinari virtuosismi tecnici ad un viscerale amore per la sua terra, testimoniato da una produzione musicale nata nel 1965.

Marino, ti va di descriverti?
Descrivermi? Essere auto descrittivi significa, soprattutto, essere autocritici e questo non è quasi mai facile. Comunque ci provo.
Estroverso ma allo stesso tempo riservato. Non amo il clamore, il chiasso e, intimamente, mi sento un po’ vanitoso. Amante del buon umore fin da piccolo ma impulsivo e sanguigno quando mi va storta. Comunque credo di essere un buono (almeno credo). Odio tutto ciò che ritengo ingiusto e, di ingiustizia, purtroppo, ne vedo tanta. A proposito, sai chi ha inventato la Pigrizia?
L’ho inventata io … Meglio domani ciò che si potrebbe fare oggi: ci si allunga la vita..!
Comunque: piuttosto che fare una cosa subito e male, meglio farla più tardi, ma farla meglio.

Ti senti indipendentista e se si come lo sei diventato?
“Libaltai e Sanitai, sei riccu e nò lu sai” (Libertà e Salute, sei ricco e non lo sai) diceva mia nonna gallurese D.O.C.. A parte la salute, amo la libertà più di ogni altra cosa. Questo è il mio concetto di “indipendenza”. A volte mi sento libero, a volte meno. Dipende dal momento politico che si attraversa e questo, è un brutto momento. Liberarsi ed essere indipendenti è sempre stata, ed è, l’aspirazione di ogni Nazione civile. Io mi sento di appartenere alla Nazione Sarda. L’unica mia paura, però, è quella che, saltando dalla padella, potrei finire nella brace …

La specificità della Gallura nell’ambito della nazione Sarda. Dicci la tua.
Mi viene in mente quell’aneddoto in cui si racconta che un tempo i Maddalenini, quando dovevano andare a Palau, dicevano: “.. andemu in Sardigna...”. La Gallura è specifica quanto lo è il Logudoro, il Campidano, la Barbagia e via dicendo ma niente di più. Più o meno come i Nativi d’America (i cosi detti Pellirosse) nella Nazione Indiana. Nonostante queste specificità la Nazione Sarda è, geograficamente e culturalmente, un’entità unica. Non bisogna confondere però le specificità con le divisioni. Altrimenti diamo ragione agli Spagnoli quando dicevano “pocos, locos, ecc…”.

Dal tuo punto di vista la Sardegna potrebbe essere pronta per la piena sovranità nel medio termine?
Dal mio punto di vista la Sardegna è pronta, i Sardi no. Scusa il gioco di parole ma mi spiego meglio. Ipotizzando piena sovranità nell’immediato, la classe dirigente non sarebbe altro che la stessa che attualmente ci governa da Roma. La stessa che in passato aveva deciso per la petrolchimica al posto dell’agricoltura, per il cemento al posto dell’ambiente e via dicendo. Bene o male, chi va al potere ci arriva perché ha il danaro per finanziarsi le campagne elettorali e questo denaro speso, in un modo o nell’altro, deve rientrare. Finora è rientrato attraverso la svendita di risorse che, se fossero state sfruttate meglio, avrebbero potuto dare un futuro migliore alle nuove generazioni. Forse sono un po’ astratto ma il quadro attuale è abbastanza evidente.
No, non siamo ancora pronti. Dobbiamo prima fare un salto di qualità culturale al pari di una vera e propria Rivoluzione. Ci vuole tempo, ancora, in fondo, come ho detto prima a proposito della pigrizia (ma questa volta non per pigrizia), ci allunghiamo la vita …

Ho una notizia per te. Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Attivare quanto prima una campagna di propaganda mediatica a tappeto per far capire a “tutti” i Sardi quale immenso valore abbia questa nostra Terra, in modo da imparare a difenderla, proteggerla ed amarla come si ama la propria Madre, infine, fatto ciò, cercare subito uno più bravo di me, trovarlo e … dargli le consegne!


Andrea Randaccio
iRS Gallura


mercoledì 5 settembre 2012

Intervista a Francesco Giorgioni

Francesco Giorgioni, arzachenese, è un giornalista di cronaca che ha scritto per l’Unione Sarda, Il Sardegna, Sardegna 24 ed il Fatto Quotidiano. 

Francesco, Raccontaci un po’ di te. Come ti descriveresti?

Sono uno che osserva il mondo e ne fissa le immagini che più lo colpiscono attraverso la scrittura: scrivere è l’unica cosa che penso realmente  di saper fare. Nella mia vita ho studiato, ripulito spiagge, lavorato come addetto alla sicurezza in Costa Smeralda e, infine, fatto il giornalista. Pensavo fosse un traguardo, prima di scoprire che la vita è un divenire e veri traguardi non ne esistono.  Oggi un vero lavoro non ce l’ho, ma siccome non scrivo solo per soldi ma piuttosto per una esigenza quasi fisiologica sfogo questo bisogno attraverso il mio blog. Ho anche un libro pronto, ma per una inspiegabile forma di pudore non ho mai proposto ad alcun editore di pubblicarlo.

Come vedi questo interesse della sinistra isolana ad istanze di tipo “sovranista”, quali quelle che iRS sta portando avanti?
“La Sardegna è un continente” soleva dire Andres Fiore, animatore di serate ma soprattutto uomo di cultura. Era un romagnolo pieno di charme e decise di vivere in Gallura perché non c’era una terra uguale al mondo.  Parlo di lui perché ho impresso il suo stupore negli occhi, quando con garbo accennava alla inconsapevolezza degli stessi sardi sulle potenzialità della nostra Isola.
Abbiamo peculiarità tutte nostre, risorse ancora inesplorate e dobbiamo credere più in noi stessi, puntare ad una autodeterminazione che deve  nascere dall’orgoglio di essere quelli che più di ogni altro hanno diritto di decidere sulle sorti di questo posto.  Che la sinistra comprenda quanto sia importante valorizzare i nostri punti di forza in un’ottica sovranista  mi pare il risultato di idee e convinzioni che sempre più permeano l’opinione pubblica. E che, bisogna riconoscerlo, sono merito di battaglie e campagne di voi indipendentisti, anime candide della politica intesa come spirito di servizio.


Le infiltrazioni mafiose in Gallura: pericolo sopravvalutato o autentica emergenza?
Oltre alle recenti cronache giornalistiche esiste un documento che chiarisce ogni dubbio: l’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Guido Salvini che chiudeva l’indagine Dirty Money sugli investimenti della ‘ndrangheta calabrese in Gallura. Da quell’atto  si capisce quanto la malavita organizzata sappia insinuarsi tra i pezzi forti dell’imprenditoria e della politica locale, molto attente alla liquidità di questi capi criminali. Se n’è parlato poco, certo: toccare i potenti è sempre scomodo.

La specificità Gallurese nell’ambito della nazione Sarda. Dicci la tua.
Noi galluresi  abbiamo il turismo. Non vediamolo con  la solita immagine stantia del principe che costruisce quattro alberghi e dieci ville comprando i terreni per un tozzo di pane e assumendo manovali e guardiani. Se il turismo sta in Gallura è per una serie di ragioni da sommare l’una all’altra: la nostra ospitalità, il nostro incomparabile patrimonio paesaggistico, il fatto che siamo un popolo sostanzialmente pacifico e non soffriamo di pregiudizi  contro chi viene dall’altro lato del mare. Non tutti gli investitori sono colonizzatori o speculatori senza scrupoli,  e forse questo in Gallura lo abbiamo capito prima per esperienza diretta.
Il turismo è un motore che, se giudiziosamente utilizzato, potrebbe avviare tanti altri settori produttivi che oggi arrancano: si chiamano piani di sviluppo integrato. Aggiungo una riflessione: conosco un imprenditore gallurese di fama, Renato Azara, general manager della Sardinia yacht services, che sulla sovranità sarda e gallurese sta conducendo autentiche battaglie culturali. Parla tante lingue e conosce grandi personalità di tutto il mondo, ma la sua convinzione sulla sovranità sarda cresce di giorno in giorno. Battaglie non campate per aria, ma basate sul principio che i nostri marchi e le nostre risorse vadano difese e valorizzate da chi più ne conosce il prestigio.


Vedi realizzabile una piena sovranità della Sardegna nel medio termine?
Dipende da noi, da quanto questa presa di coscienza delle nostre potenzialità sappia radicarsi nell’animo di ogni sardo. I presupposti - nel senso della materia prima, intesa come risorse e competenze – ci sono tutti.

Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Primo: attuare il principio della continuità territoriale che mette sullo stesso piano la Sardegna alle altre Regioni italiane. Io, sardo, devo spendere per andare nel Continente quanto un brianzolo spende in treno per spostarsi tra Lombardia e Piemonte, per fare un esempio. Poi cercherei  di restituire popolarità alla politica. Attraverso riunioni di giunta itineranti che prevedano ogni mese il contatto tra governatore e popolazioni locali, ma anche mediante un sistema di informatizzazione che permetta ad ogni sardo di sapere, in tempo reale, cosa la nostra Regione produca per loro. La priorità è restituire alla gente un minimo di fiducia nella propria classe dirigente. Va da sé che parlo di una nuova classe dirigente, non di quella attuale che ha ampiamente fallito su tutti i fronti.

Andrea Randaccio
iRS Gallura

giovedì 16 agosto 2012

Un po' Sardi e un po' no. Forse un po' troppo comodo.


In questa foto, che ho scattato dallo schermo del televisore, a mio avviso si evince uno spaccato del giovane sardo di oggi. Infatti chi non è italiano penserebbe che quei due ragazzi tifano due nazioni diverse, confondendo magari la bandiera sarda con quella georgiana. Certo, quei ragazzi tifano un atleta italiano. In fin dei conti sono italiani: "linguisticamente", "culturalmente", "politicamente". Ma sono anche sardi, per gli stessi motivi (mi permetto tutt'al più di aggiungere "geograficamente").


§ Linguisticamente il giovane sardo capisce la sua lingua quasi sempre, ma sempre meno la parla. La tradizione orale e non scritta è stata una disgrazia per i nuragici, dei quali sapremmo oggi ben di più se essi avessero avuto una qualche forma di scrittura. Oggi non è molto diverso dal tempo del nuraghe, anzi. La progressiva italianizzazione figlia della TV ha reso l'uso della lingua dei nostri padri marginale. Già afflitti da un   falso ed ingiustificato (eppure atavico) sentimento di inferiorità rispetto allo straniero, i sardi come noto spesso provano pudore (per non dire vergogna) a parlare la propria lingua al di fuori di un contesto familiare o strettamente circoscritto al paese. Per il resto del mondo essi sono italiani. Ne parlano la lingua, appunto.
§ Culturalmente quei giovani sardi sono italiani. Ne conoscono storia (italiana appunto, non sarda), sanno degli Etruschi ma non dei sardi nuragici, di Scipione l'africano, ma non di Ichnusa, sanno di Lorenzo il magnifico, ma non di Mariano IV, sanno di Mazzini ma non di Pitzolo. Sono italiani nell'aver studiato gli affluenti del Po e non l'idrografia sarda, nell'aver studiato Dante piuttosto che la Carta del Logu, i monti degli Appennini e non quelli del Limbara. Sono i figli di quella forzata italianizzazione che ci fa consci delle bellezze di Ravenna e ignoranti di quelle di Castelsardo, della bellezza di San Pietro piuttosto che di quella di Saccargia.
§ Politicamente quei due ragazzi sono italiani, in quanto votano all'interno di un sistema politico italiano. Non meno sono sardi, perché potrebbero, utilizzando il medesimo strumento che è il voto, decidere di scindere il destino della loro isola dall'italia. Potrebbero, appunto.

Eppure questi due ragazzi, così inseriti nel contesto politico, culturale, linguistico italiani sentono spontaneamente la necessità di evidenziare questa loro peculiarità, con quella bandiera, quelle fascette. Perchè? Non sarebbe bastato scrivere all'interno della parte bianca della bandiera "Selargius" o "Oschiri" per definire il posto da dove provengono?
Certo è che il loro desiderio di esplicitare la loro differenza è spontaneo. Non meno certo è che questi ragazzi sono italiani. Ecco, questa dicotomia tra sardo ed italiano, tra piccola e grande patria è a mio avviso ciò che sta alla base della particolarità di quella foto. In questa doppia Patria, in questo prendersi il buono dell'una (l'atleta italiano che gareggia alle olimpiadi) e quello dell'altra (l'orgoglio di far parte di una piccola patria).  

Ed è una posizione che io reputo un po' troppo comoda. 


E' infatti comodo sentirsi italiani quando si guarda la Vezzali, e sardi quando si legge dei privilegi della "Casta" che peraltro noi sardi come gli altri italiani abbiamo contribuito a mettere dove sta.

Forse è giunto il momento di rendersi conto che si può andare alle olimpiadi e magari non vincere neppure una medaglia, che si può essere orgogliosi supporter di una squadra che non arriva alle fasi finali di un europeo di calcio, che si può tifare una squadra che quando va bene esce al secondo turno della europa league. Che essere davvero cittadini una piccola patria può essere non meno bello di quello di essere cittadini in un (grande?) patria.
E forse, chissà, potrebbe essere bello scoprire che ci sono altri sport oltre il calcio, altri valori oltre alla vittoria ad ogni costo, che se non vinci la colpa è sempre dell'arbitro e non tua. 
E che magari ci possa essere una qualche soddisfazione a non vedere più le risorse che sarebbero dovute essere usate per le tue strade, i tuoi ospedali, le tue scuole sono davvero spesi per quello e non per alimentare una guerra in Afghanistan, o inutili presidi militari in Libano, Kossovo, o nell'acquisto di modernissimi cacciabombardieri.

Forse, davvero, quei ragazzi potrebbero andare a Londra, a Rio o dovunque ci sarà una olimpiade e tifare un atleta sventolando una sola bandiera, ed essere riconosciuti come cittadini sardi. E non importa se il nostro atleta arriverà penultimo. Alle olimpiadi non vale forse il detto di De Coubertin "
l'importante è partecipare"?



Andrea Randaccio
iRS Gallura


venerdì 3 agosto 2012

Intervista a Giovanni Masala


Giovanni Masala, docente di lingua e civiltà sarda presso il dipartimento di Lingue e Letterature romanze delle Università di Stoccarda e Zurigo, editore dei raffinati volumi della collana Sardinnia, è certamente uno dei maggiori alfieri della cultura Sarda all’estero.

Giovanni, ti va di descriverti?
E’ certamente difficile descriversi, dicoamo che ho fatto della mia passione (la lingua sarda) un lavoro, anche se non sono diventato, ma non era questo l’obiettivo. Insegno sardo all’univeristà di Stoccarda (città in cui vivo) e di Zurigo , il più bel lovoro del mondo! E inoltre il mio professore di Stoccarda, Georg Maag, mi ha aiutato a fondare Sardinnìa, la collana studi sulla Sardegna, di cui io sono il curatore. Finora abbiamo pubblicato 12 volumi, uno all’anno, su svariati argomenti sardi. Un click su questo sito: http://www.sardinnia.it mostra in breve i nostri sforzi.


Come è conosciuta la Sardegna in Germania? Che idea ha quel popolo di noi?
Un giorno a casa mia a Stoccarda è venuto un idraulico per una riparazione, un tedesco e mi ha chiesto la mia provenienza. Alla mia risposta mi disse che noi Sardi siamo “diversi" avendo avuto colleghi di lavoro sardi e reputandoli più affidabili rispetto agli altri italiani. Non so se è stato un complimento o meno, ma una mezza verità sicuramente. A volte se dici “Ich bin aus Sardinien” mi rispondono “Ah, bist du Sizilien” (vieni dalla sicilia). Ecco diciamo che molti confondono e scambiano la Sardegna con la Sicilia. Io sono là per farci conoscere meglio.
 
Ti senti indipendentista e se si come lo sei diventato?
Si mi sento indipendentista e sicuramente la lontananza dalla mia terra ha giocato un ruolo fondamentale. Ma la maggior parte dei Sardi all’estero, va detta la verità, la pensa diversamente. Aver conosciuto 10 anni fa iRS mi ha dato magior coscienza.

Reputi che la Gallura abbia delle specificità nell’ambito della nazione Sarda? Dicci la tua.
Per quanto riguarda i miei interessi scientifici e personali, la sua specificità linguistica e culturale, deve essere preservata, prima di tutto introducendo in tutte le scuole elementari galluresi due o tre ore obbligatorie della variante locale, esattamente come già si fa con l’inglese.

Dal tuo punto di vista la Sardegna potrebbe essere pronta per la piena sovranità nel medio termine?
Sicuramente potrebbe essere pronta ma è necessario che nel breve termine si punti al federalismo alla tedesca, in cui lo stato detiene alcuni ministeri, mentre il resto è di competenza delle regioni. Ma è fondamentale che a breve termine in Italia, al posto del senato, venga istituito il cosiddetto “Bundesrat” ovvero il Senato delle Regioni, formato dai preseidenti dei governi regionali e tre o quattro assessori, che una volta al mese si riunirebbe a Roma per discutere e approvare le leggi di competenza regionale. A seconda delle scadenze elettorali delle singole regioni il Bundesrat potrà essere di maggioranza di destra o di sinistra. Solo così le regioni italiane, ed anche la Sardegna, avranno davvero più poteri. Purtroppo la “attuale” proposta italiana per l’istituzione del senato delle regioni non prevede un sistema “tedesco” ma un senato in cui una giunta regionale non ha neanche diritto di voto, pertanto esautorato. Incredibile!

Ho una notizia per te. Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Questa davvero è una domanda problematica e potrei darti una risposta “deformata” professionalmente. Che si introducano finalmente due o tre ore di Sardo nella variante locale nelle scuole elementari e che si assumano, solo a questo scopo, di concerto con il ministero, 3-400 insegnanti. Così dalla consapevolezza ed il prestigio della lingua locale dopo 10 o 15 ani si potrebbe passare a discutere di lingua unificata o comune.
Visto che vuoi darmi spazio ascolta i 9 minuti di musica e immagini dall’opera lirica i Shardana del nostro Ennio Porrino: ti verranno i brividi.


Andrea Randaccio
iRS Gallura

sabato 21 luglio 2012

iRS partecipa alla manifestazione Svegliamoci Sardegna a Santa Teresa



L'intevento del sindaco Mario Satta
iRS, coerentemente con i propri ideali che vedono la sovranità nei trasporti quali uno degli obiettivi imprescindibili della Sardegna,  ha aderito alla manifestazione tenutasi a Santa Teresa il 20 luglio.
Alla manifestazione, organanizzata dal movimento Sardegna Svegliamoci hannno partecipato diversi sindaci del nord Sardegna ed il comitato per la continutà territoriale, ed ha visto una massiccia  partecipazione della popolazione di Santa Teresa e di tanti turisti presenti nella cittadina Gallurese.
Come dettoci iRS ha dato il suo contributo fattivo alla manifestazione: a livello istituzionale con il sindaco di Perfugas Mario Satta, autore di un pregevole intervento, e da un punto di vista operativo con le riprese della manifestazione effettuate dall'attivista di Santa Teresa Antonio Taras e con un contributo sugli aspetti finanziari della gestione Saremar e CIN effettuato da Andrea Randaccio.
Da sempre
iRS ritiene fondamentale la costituzione di una compagnia navale sarda che operi in regime di concorrenza. Il tentativo che è stato effettuato dalla Regione Sardegna con Saremar, che garantisce un servizio limitato ma già con eccellenti risultati economici, dimostra senza timore di smentite che quanto sta accadendo in questi giorni col regalo della Tirrenia alla CIN e che determina sostanzialmente una situazione di monopolio deve essere assolutamente evitato.
Gli attivisti iRS (da destra) Crobe Salvatore (Resp. politico Gallura) Taras Stefania, Taras Antonio (Resp. Organizzazione), Randaccio Andrea (Resp. Comunicazione).
Infatti aumentare la concorrenza tra vettori vuol dire potenziare e diversificare l'offerta ai cittadini. Inoltre dotarsi di una flotta Sarda significa promuovere i nostri prodotti e la nostra cultura, avere un indotto di migliaia di posti di lavoro. Ultimo, ma non meno decisivo, tale azienda verserebbe le imposte direttamente in Sardegna.
iRS sostiene che le risorse per Saremar vadano reperite anche in quei miliardi di euro che l’Italia deve alla Sardegna per via dell'annosa questione entrate.


 

martedì 3 luglio 2012

Flotta Sarda: ma non era impossibile?


Irs Gallura non può che registrare con soddisfazione quanto riportato dagli organi di stampa in relazione ai risultati del primo anno di gestione della flotta Saremar, gestita dalla Regione Sardegna.
Infatti, malgrado da più parti tale operazione fosse stata vista come strumentale, demagogica e foriera di ulteriori passività nel bilancio del socio unico (la Regione Sardegna) pare invece che le cose stiano diversamente, con un utile di oltre 1.147mila euro.


Partita praticamente da zero, con una campagnia pubblicitaria non massiccia e traghetti certo non di ultima generazione, la flotta Sarda suo piccolo resiste e fa attivo, segnale che in fin dei conti creare una propria flotta non è l'ennesima provocazione di quegli inguaribili visionari degli indipendentisti di IRS.  


Ciò dovrebbe far riflettere la regione Sardegna: proprio in questi giorni la Tirrenia è stata regalata ad Onorato, il "cittadino onorario" di Olbia, con un rischio di concentrazione di navi che sa tanto di monopolio. Come giustamente ricordato da Gavino Sale anche recentemente, con quanto lo stato italiano deve alla Sardegna ogni anno si potrebbe comprare per 3 volte l'intera flotta ex Tirrenia, creando una grande flotta Sarda, con possibilità di coprire l'intero network delle rotte marittime da e per la Sardegna.
Cosa che IRS propone da anni.



E' facile immaginare quali introiti nelle casse della nostra Isola potrebbe portare una azienda Sarda delle dimensioni della Tirrenia, in termini di cespiti fiscali (le tasse di una azienda vanno pagate nella regione dove essa ha sede legale) ed possibilità occupazionali dirette e di indotto (manutenzioni, lavanderie, catering ecc..).


Irs Gallura si augura che la regiona Sardegna, presa coscienza della fattibilità del progetto della flotta Sarda, porti avanti con determinazione questo progetto. E non importa chi si prenderà i meriti del successo.
Il bene della Sardegna, per noi, viene prima di tutto.





Andrea Randaccio
IRS Gallura

mercoledì 27 giugno 2012

Intervista a Franciscu Pilu


Intervista a Franciscu Pilu
Francesco Pilu è voce front-man, voce e launeddas nei Cordas et Cannas. Poliedrico strumentista, forse il volto più conosciuto del gruppo che comunque non ha un vero leader.
 

Franciscu, ti va di descriverti?
Onestamente non riesco a descrivermi in maniera analitica. Come ognuno di noi, ho tanti fili che mi collegano al mio mondo, che è fatto di affetti, di lavoro, amicizie e passioni, come la musica. Quest’ultima è certo una parte del mio essere, ma non la sola. Non meno, quando salgo sul palco esce fuori una parte di me che ha delle componenti uniche. Certo, conosco il brano che suono o che canto, ma nell’interpretarlo  spesso vengo come assorbito da una dimensione diversa e particolare, nella quale trovo il mio equilibrio.

Ti senti indipendentista e se si come lo sei diventato?
La coscienza delle mie radici l’ho sempre avuta. Da piccolo neppure te ne rendi conto, dal momento che essa è parte di te nella quotidianità. Un fatto che mi ha reso più consapevole della nostra specificità di Sardi è stato il servizio militare, che ti fa confrontare con realtà e costumi diversi. In quel frangente ho meglio compreso ed apprezzato la nostra cultura, in particolare grazie alla musica. Come tutti i giovani ascoltavo la musica inglese degli anni ’70, ma stando fuori dalla Sardegna ero appunto più sensibile a quanto proveniva da “su connottu”. Un giorno mi capita di ascoltare un gruppo di Irgoli. E’ stata come un’illuminazione. Da allora la voglia di comprendere, conoscere ed apprezzare la sardità è stata un elemento costante nella mia vicenda artistica. Dalla consapevolezza delle radici alla consapevolezza sociale il passo è stato breve e naturale.

La specificità della Gallura nell’ambito della nazione Sarda. Dicci la tua.
Il cambiamento culturale ed economico subiti dalla Gallura sono senz’altro i più importanti sia come rapidità sia come importanza. Lo sviluppo della Costa Smeralda ha avuto per la Gallura una valenza pari alla rivoluzione industriale per l’occidente. Finito il sistema degli stazzi, che nel suo essere ancestrale aveva però anche saputo dare un equilibrio alla società ed al rapporto tra uomo ed ambiente, ci siamo trovati allo snaturamento della cultura autoctona. Alla autosufficienza con poco si è sostituito un benessere certo evidente ma forse artificioso e temporaneo.


Dal tuo punto di vista la Sardegna potrebbe essere pronta per la piena sovranità nel medio termine?
Se non è pronta ora… .  Non so cosa ci sia dietro alla società nella quale viviamo. Certo è che da un punto di vista politico come Sardi siamo aggrovigliati in una rete di lacci creati dallo stato italiano, che ci impedisce di essere protagonisti del  nostro presente e di poter da noi stessi modificare le leggi che ci consentirebbero di poterci governare al meglio.
Se invece passiamo dalla politica agli aspetti culturali, l’indipendenza dall’Italia sarebbe questione di una settimana.

Ho una notizia per te. Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Sicuramente il lavoro. Trovare soluzioni che portino slancio all’economia nel rispetto delle risorse locali. Togliere questo “tappo” che non ci consente di sviluppare al meglio quanto possiamo e sappiamo fare.



Andrea Randaccio
IRS - Gallura

mercoledì 20 giugno 2012

Intervista a Nino Fancello


Nino Fancello, fotografo e fondatore dell’Associazione Sa Testa, è senz’altro uno dei più noti indipendentisti Sardi. Attualmente a processo per aver preso parte ad una protesta all’interno della base militare italiana di Capo Teulada, ha riscosso solidarietà da tutte le componenti del mondo indipendentista per il suo coraggio e perseveranza.

Nino, raccontaci un po’ di te. Come ti descriveresti.
Mi descrivo come un Olbiese che vendendo da ragazzo la sua città e la Gallura crescere ha capito che qualcosa non funzionava nel modello di sviluppo che ci è stato trasmesso. Certo, il benessere dato dal porto e dall’aeroporto, frutto della felice posizione geografica, e lo sviluppo del turismo costiero della Costa Smeralda  davano posti di lavoro. Ma la contropartita era troppo alta. Significava cedere la i luoghi nei quali da ragazzo si girava liberi. Autentici espropri di sovranità nazionale poi come la base militare della Maddalena, poi, sono semplicemente intollerabili.

E dunque sei diventato indipendentista.
Diciamo che la ribellione a quanto descritto prima è stata un atto naturale, susseguente. Una presa di coscienza di un indipendentismo secondo me presente in ognuno di noi. Questa mia originaria presa di coscienza, dapprima da singolo, la ho poi successivamente condivisa in Sardigna Natzione e talvolta assieme ad altri componenti dei movimenti indipendentisti, con il pensiero, il lavoro, l’attivismo e l’impegno politico.

La specificità gallurese nella nazione Sarda. Dicci la tua.
La Gallura ha evidenti differenze linguistiche e storiche. La lingua innanzitutto, ma anche una penetrazione minima degli influssi spagnoli negli usi e l’architettura molto più presente in altre parti della Sardegna.  Inoltre l’influenza della politica nella nostra area è stata davvero pesante, credo la più pesante tra le regioni della Sardegna. Il bavaglio posto ai Sardi in generale in quest’area è forse ancora più stretto.
Il cumulo di interessi economici unito alla peggiore politica importata dal continente fa della Gallura, una terra naturalmente aperta agli scambi e all’accoglienza un luogo dove spesso chi viene da fuori non sempre è bene intenzionato.

Vedi realizzabile una piena sovranità della Sardegna nel medio termine?
Siamo succubi della 7° potenza industriale del mondo, un paese di 60 milioni di abitanti nel soggioga uno di poco più di un milione e mezzo. La costante demolizione delle nostre tradizioni culturali, economiche, linguistiche è costante. Fin dalla scuola la nostra storia è cancellata. Le nostre risorse alimentari e le loro potenzialità in termini di mercato annichilite dal peso economico di aziende enormi con fatturati e potere di penetrazione per noi irraggiungibili. Le nostre imprese non possono neppure lavorare nel nostro territorio per via di leggi fatte apposta per tenerle fuori. Le sterili lamentele dei nostri politici sono inutili.
Tuttavia io dico che i presupposti ci sono. Certo occorre fare molto in termini di coscienza civica e culturale e rendersi conto di un aspetto fondamentale: solo noi possiamo essere gli artefici della nostra sovranità. Nessuno ci regalerà mai nulla anzi la storia ci insegna che chi è venuto qui è sempre venuto per prendere, mai per dare.
Ma abbiamo potenzialità eccezionali. Una posizione strategica al centro del Mediterraneo, che l’indipendenza esalterebbe, al contrario di chi immagina un’Isola relegata in se stessa. Abbiamo dato all’Italia due presidenti della Repubblica, personalità come Gramsci o Belinguer. Un Perdersi oggi in “se e ma” politici non serve a nulla. Davvero, pensarsi oggi indipendentista significa volesi bene.

Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Avrei un compito enorme. Per certo mi circonderei delle migliori “teste” della Sardegna per riscrivere le nostre leggi nella maniera più consona alla nostra cultura, economia ed ambiente. L’indipendenza della Sardegna diverrebbe come una nuova “Rivoluzione Cubana” dove ciò non sia inteso da un punto di vista politico o militare quanto piuttosto come esempio per altri popoli che oggi non sono liberi o che lo sono ma sono male amministrati dai loro politici.

martedì 19 giugno 2012

Avete un incendio? Pagateci il carburante e ve lo spegniamo. La Gallura perde i suoi Canadair e in più si dovrebbe pagare i costi del disservizio.


La cosa avrebbe del paradossale se non fosse che ciò accade in Italia. 
Al furto perpetrato dalla protezione civile (?) italiana che toglie i tre Canadair dalla base olbiese in base ad un presunto problema tecnico per l'atterraggio dei Canadair stessi ( in un aeroporto dove però questi aerei atterrano da circa vent'anni) si viene ad aggiungere la beffa. Alla timida richiesta dell'assessorato regionale di avere almeno uno dei tre aerei nell'aeroporto più vicino alla più grande area boschiva del mezzogiorno d'Italia, lo stato italiano ha richiesto che in quel caso il carburante se lo paghi la regione Sardegna, nella misura di 2mila euro al giorno.
Avete letto bene, qualche riga fa scrivevo che la protezione civile diceva che invece questi aerei ad Olbia non possono atterrare. Magicamente, se la Sardegna se li paga da sè, possono.
Siamo, come d'abitudine quando si ha a che fare con lo stato italiano, alla farsa.
Non solo Olbia ha coperto per anni con i suoi Canadair Gallura, Nuorese, Logudoro ed Ogliastra, ma spesso ha mandato i suoi aerei in Lazio, Campania, ed anche in Corsica. Chi vive qui sa bene quali disastri provochino gli incendi, ed il tributo anche di vite umane pagato dalla Gallura in questa guerra. Un inverno nevoso ed una primavera fresca hanno fatto crescere una copiosa vegetazione stagionale che spesso, anche per la mancata manutenzione dei terreni, sarebbe l'innesco perfetto per un incendio.
Dal momento che la prevenzione costa assai meno del ripristino, pare evidente che mutilare la flotta antincendio della Sardegna è una manovra miope e foriera di disastri.
Ma evidentemente, nella logica italiana dell'emergenza continua al posto della seria pianificazione, è giusto così.

Irs Gallura tuttavia si augura che i consiglieri regionali sardi, così pronti a riportare i loro stipendi a livelli pre-refendum, siano altrettanto rapidi nel trovare le leve politiche per evitare l'ennesimo scippo ai danni della regione Gallura e della Sardegna.


mercoledì 13 giugno 2012

Irs Gallura intervista Gesuino Deiana



Intervista a Gesuino Deiana
Gesuino Deiana, musicista ricercatore della musica Sarda e Gallurese. Fondatore tra gli altri dei Cordas et Cannas di Musicultura Sardegna e di EMMAS, oltre alla ONLUS LUA BenaX, e svariati altri progetti.

Gesuino, Raccontaci un po’ di te. Come ti descriveresti?
Come un eterno studente di antropologia. La passione, nata ai tempi dell’Università La Sapiernza a Roma, mi è rimasta tutta la vita. Oggi il termine “antropologia” è un po’ inflazionato, tuttavia andrebbe inteso prima come studio dell’uomo sotto gli aspetti sociale, culturale, artistico ed espressivo. Lo studio di questi elementi ha permeato il mio lavoro artistico, e mi ha portato naturalmente a fondare LUA BenaX (Latente Università Antropologica), che intende portare avanti una ricerca sotto il profilo antropoligico osservando il territorio in cui appunto veniva praticata la pesca con “sa lua”, sostenendo innanzitutto la protezione ambientale a partire dall'archeologia ed etnografia.
In questo progetto di ricostruzione della memoria storica, che vede interessata anche la mia stessa famiglia, sono coinvolti pure tanti amici ed artisti quali ad esempio Pietro Donadi, Mario Pischedda, Battista Siffu, nonché altri addetti ai lavori. 
Sono tendenzialmente un cultore dell’Armonia. Così come nella musica essa è lo studio della concatenazione armonica degli accordi, credo che nella società la valenza delle nostre azioni all'interno dell’elemento sociale debba essere dettata dalla medesima funzione armonica.
L’armonia, evidentemente, in questo caso va vista nei confronti dell’ambiente e con l’ascolto e rispetto del circostante.


Ti senti indipendentista e se si come lo sei diventato?
Credo di essere sempre stato indipendentista, più nell’animo che politicamente. La presa di coscienza di questo è imprescindibile quando ti ritrovi a cantare canzoni come Su Testamentu, Tancas Serradas ed altri testi in limba di autori che dimostrano la nostra integrità culturale da tempo immemorabile. Del resto la passione per la mia terra, oltre che essere testimoniata dalla produzione artistica è presente nel quotidiano così come nella “celebrazione” di momenti come RomasinoS, che riconduce la fine dell’anno solare al calendario agrario a partire dal 9 Settembre Capidanni. Eventi ed azioni simboliche realizzati ad esempio a Rudalza, Marinella, Monteladu, Madonna del Monte, al Nuraghe “HinkA” Ixja Nuraghe, Li Mizzani a Palau, Museo Galluras, Porto di Olbia, dove il recupero della memoria storica è insieme momento di aggregazione sociale e coscienza ambientale.

La specificità Gallurese nell’ambito della nazione Sarda. Dicci la tua.
La Gallura, più di altre regioni della Sardegna, è passata da una situazione di armonia con la natura e gli spazi che era stata prodotta data dalla società degli Stazzi, ad una dove la dimensione e l’anima dei luoghi vengono visti solo come elementi da riempire di nuove volumetrie a suon di cemento. Il plagio non è solo verso gli spazi che vengono edificati, ma anche verso quelli che non lo sono. Basti pensare allo scempio della flora locale come ginepro, olivastro, mirto, sostituiti dall’oleandro - pianta tossica -mentre abbiamo diverse varietà preziose di rosmarino adatto alla tonificazione dell’ambiente . E’ assolutamente necessario non dimenticarsi delle proprie origini perché è in esse che si trova la via d’uscita dalla crisi. La società dello Stazzo, con i suoi tanti momenti sociali basati sulla reciprocità, quali Manialias o Limosinas come opera di mutualità e rispetto per i nostri avi, propone una visione di compatibilità ambientale ed armonia nei rapporti umani che sarebbe senz’altro da rivalutare.

Vedi realizzabile una piena sovranità della Sardegna nel medio termine?
Senz’altro. Malgrado tutte le varie sfumature del movimento indipendentista, il minimo comune denominatore mi pare certo. Noi siamo Sardi e dobbiamo essere governati da Sardi. Il momento a mio avviso è propizio, molti fattori mi portano a credere in una costante maturazione di un processo di presa di coscienza.
Del resto, la promozione della musica Sarda in questi 34 anni di Cordas et Cannas, dove il successo si è sedimentato anno dopo anno, ed il progetto itinerante Musicalimba, dimostrano con i loro risultati confortanti che l’interesse culturale verso le nostre radici c’è ed è crescente.

Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Quest’Isola a mio avviso è uno spazio-luogo che deve generare sicurezza nelle persone che hanno la fortuna di viverci. Pertanto promuoverei il cambiamento, in tutte le sue sfaccettature, siano esse sociali, economiche o ambientali. Sono convinto che l’individuo nella reinterpretazione della propria esistenza abbia l’opportunità di ricreare un mondo bellissimo, come in una bella favola, e che l’armonia tra il bene individuale e quello collettivo diano inizio ad una società felice.




Andrea Randaccio
Irs Gallura

sabato 2 giugno 2012

Salvaguardiamo Capo Testa!

Riprendiamo e pubblichiamo con piacere la petizione indetta da Stafania Taras
di IRS Lungoni

"Petizione per la salvaguardia della falesia arenaria di Cala Spinosa all'interno del SIC di CapoTesta, Santa Teresa Gallura.
L'ambiente e il paesaggio sono patrimonio di tutti, 

i diritti collettivi hanno la precedenza sui diritti privati.

La nostra ricchezza è rappresentata dal nostro territorio, tuteliamolo e amiamolo quanto merita.
Le firme serviranno per sensibilizzare l'amministrazione comunale a farsi garante della tutela del nostro territorio."

Per tutti gli interessati
http://www.firmiamo.it/salvaguardia-di-capo-testa-santa-teresa-gallura

In un parco, a Dublino


Chissà magari un giorno, in ogni parco di ogni città, in Sardegna, ci potrebbe essere una pietra con un testo simile a questo, che si trova a Dublino.





We Saw A Vision


In the darkness of despair we saw a vision, We lit the light of hope, And it was not extinguished, In the desert of discouragement we saw a vision, We planted the tree of valour, And it blossomed
In the winter of bondage we saw a vision, We melted the snow of lethargy, And the river of resurrection flowed from it.
We sent our vision aswim like a swan on the river, The vision became a reality, Winter became summer, Bondage became freedom, And this we left to you as your inheritance.
O generation of freedom remember us, The generation of the vision.
An Gairdín Cuimhneacháin, Dublin

Traduzione in Italiano
Abbiamo avuto una visione
Nel buio della disperazione abbiamo avuto una visione,
abbiamo acceso la luce della speranza, e non si spense,
nel deserto dello scoraggiamento abbiamo avuto una visione,
abbiamo piantato
l'albero di valore, ed è sbocciato
Nell'inverno della servitù e abbiamo avuto una visione, abbiamo sciolto la neve di letargia, ed il fiume della resurrezione che scorreva da essa.
Abbiamo inviato il nostro visione nuotare come un cigno sul fiume,
la visione è diventata una realtà, d'inverno diventa estate,
servitù divenne la libertà, e questo a voi abbiamo lasciato in eredità.
O generazione dei liberi ricordateci, la generazione della visione.

mercoledì 23 maggio 2012

La situazione del Poligono di Quirra

Gli attivisti indipendentisti Bettina Pitzurra di IRS e Nino Fancello di Sardigna Natzione intervistati dalla emittente 5 Stelle.
Le servitù militari italiane in Sardegna sono un autentico scandalo. Decine di migliaia di ettari sottratti al controllo delle amministrazioni locali, improduttivi ed anzi forieri di gravi malattie. Il tutto per alcune decine di posti di lavoro, spesso precari.

A quando padroni in casa nostra?


lunedì 21 maggio 2012

Manifesto politico IRS

Come è giusto in questi casi, quando si apre un blog o sito è bene chiarire di cosa si parla. In questo si parla dell'indipendenza della Sardegna. Se la cosa ti fa sorridere o ti pare irrealizzabile, hai 2 possibilità. Spendere 5 minuti del tuo tempo per dare uno sguardo al nostro manifesto politico, o chiudere questa pagina web.



Open publication - Free publishing


Se hai letto anche sommariamente il documento, e vuoi saperne di più, contattaci: irsgallura@gmail.com


Grazie e..fintz'a s'Indipendentzia! 

martedì 15 maggio 2012

IRS Gallura rivendica la rappresentatività della Provincia Gallura

Uffici indispensabili come il Tribunale, la Questura, la Prefettura, l'INPS, l'Agenzia delle Entrate ed il Provveditorato agli Studi non possono essere chiusi. Aspetti organizzativi semplicemente fondamentali quali la duplicazione di funzione per quadri direttivi, impiegati e funzionari del tutto dimenticati.
Un referendum che la Gallura ha praticamente ignorato (neppure il 27% di votanti) dovrebbe invece ricadere pesantemente sulle teste di cittadini che invece hanno legittimamente eletto i loro rappresentanti.

Un autentico pasticcio creato ad arte da chi necessita di visibilità politica ma che invece è ignorato dal popolo. Se questi estemporanei paladini dello “Spending Review” trovano giusto percepire lauti compensi da deputati o consiglieri regionali, in nome di quale presunto ideale di equità tolgono alla Gallura quell'indipendenza per la quale il territorio ha lottato per almeno 30 anni?

Non meno desideriamo evidenziare che il silenzio tombale dei rappresentanti della Provincia e dei deputati Galluresi. Forse essi speravano in un fallimento dei referendum ma di fatto, pur di non esporsi, hanno consentito il verificarsi di tale situazione.

IRS Gallura rivendica le specificità linguistiche, territoriali, economiche e storiche della Provincia Gallura. Specificità che evidentemente danno fastidio alla casta che si cela dietro il banchetto elettorale dal quale chiedeva " una firma contro gli sprechi della politica".