mercoledì 27 giugno 2012

Intervista a Franciscu Pilu


Intervista a Franciscu Pilu
Francesco Pilu è voce front-man, voce e launeddas nei Cordas et Cannas. Poliedrico strumentista, forse il volto più conosciuto del gruppo che comunque non ha un vero leader.
 

Franciscu, ti va di descriverti?
Onestamente non riesco a descrivermi in maniera analitica. Come ognuno di noi, ho tanti fili che mi collegano al mio mondo, che è fatto di affetti, di lavoro, amicizie e passioni, come la musica. Quest’ultima è certo una parte del mio essere, ma non la sola. Non meno, quando salgo sul palco esce fuori una parte di me che ha delle componenti uniche. Certo, conosco il brano che suono o che canto, ma nell’interpretarlo  spesso vengo come assorbito da una dimensione diversa e particolare, nella quale trovo il mio equilibrio.

Ti senti indipendentista e se si come lo sei diventato?
La coscienza delle mie radici l’ho sempre avuta. Da piccolo neppure te ne rendi conto, dal momento che essa è parte di te nella quotidianità. Un fatto che mi ha reso più consapevole della nostra specificità di Sardi è stato il servizio militare, che ti fa confrontare con realtà e costumi diversi. In quel frangente ho meglio compreso ed apprezzato la nostra cultura, in particolare grazie alla musica. Come tutti i giovani ascoltavo la musica inglese degli anni ’70, ma stando fuori dalla Sardegna ero appunto più sensibile a quanto proveniva da “su connottu”. Un giorno mi capita di ascoltare un gruppo di Irgoli. E’ stata come un’illuminazione. Da allora la voglia di comprendere, conoscere ed apprezzare la sardità è stata un elemento costante nella mia vicenda artistica. Dalla consapevolezza delle radici alla consapevolezza sociale il passo è stato breve e naturale.

La specificità della Gallura nell’ambito della nazione Sarda. Dicci la tua.
Il cambiamento culturale ed economico subiti dalla Gallura sono senz’altro i più importanti sia come rapidità sia come importanza. Lo sviluppo della Costa Smeralda ha avuto per la Gallura una valenza pari alla rivoluzione industriale per l’occidente. Finito il sistema degli stazzi, che nel suo essere ancestrale aveva però anche saputo dare un equilibrio alla società ed al rapporto tra uomo ed ambiente, ci siamo trovati allo snaturamento della cultura autoctona. Alla autosufficienza con poco si è sostituito un benessere certo evidente ma forse artificioso e temporaneo.


Dal tuo punto di vista la Sardegna potrebbe essere pronta per la piena sovranità nel medio termine?
Se non è pronta ora… .  Non so cosa ci sia dietro alla società nella quale viviamo. Certo è che da un punto di vista politico come Sardi siamo aggrovigliati in una rete di lacci creati dallo stato italiano, che ci impedisce di essere protagonisti del  nostro presente e di poter da noi stessi modificare le leggi che ci consentirebbero di poterci governare al meglio.
Se invece passiamo dalla politica agli aspetti culturali, l’indipendenza dall’Italia sarebbe questione di una settimana.

Ho una notizia per te. Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Sicuramente il lavoro. Trovare soluzioni che portino slancio all’economia nel rispetto delle risorse locali. Togliere questo “tappo” che non ci consente di sviluppare al meglio quanto possiamo e sappiamo fare.



Andrea Randaccio
IRS - Gallura

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