Nino Fancello, fotografo e fondatore
dell’Associazione Sa Testa, è senz’altro uno dei più noti indipendentisti
Sardi. Attualmente a processo per aver preso parte ad una protesta all’interno
della base militare italiana di Capo Teulada, ha riscosso solidarietà da tutte
le componenti del mondo indipendentista per il suo coraggio e perseveranza.
Nino, raccontaci un po’ di te. Come ti
descriveresti.
Mi descrivo come un Olbiese che vendendo da ragazzo
la sua città e la Gallura crescere ha capito che qualcosa non funzionava nel
modello di sviluppo che ci è stato trasmesso. Certo, il benessere dato dal
porto e dall’aeroporto, frutto della felice posizione geografica, e lo sviluppo
del turismo costiero della Costa Smeralda
davano posti di lavoro. Ma la contropartita era troppo alta. Significava
cedere la i luoghi nei quali da ragazzo si girava liberi. Autentici espropri di
sovranità nazionale poi come la base militare della Maddalena, poi, sono
semplicemente intollerabili.
E dunque sei diventato indipendentista.
Diciamo che la ribellione a quanto descritto prima è stata un atto naturale, susseguente. Una presa di coscienza di un indipendentismo secondo me presente in ognuno di noi. Questa mia originaria presa di coscienza, dapprima da singolo, la ho poi successivamente condivisa in Sardigna Natzione e talvolta assieme ad altri componenti dei movimenti indipendentisti, con il pensiero, il lavoro, l’attivismo e l’impegno politico.
Diciamo che la ribellione a quanto descritto prima è stata un atto naturale, susseguente. Una presa di coscienza di un indipendentismo secondo me presente in ognuno di noi. Questa mia originaria presa di coscienza, dapprima da singolo, la ho poi successivamente condivisa in Sardigna Natzione e talvolta assieme ad altri componenti dei movimenti indipendentisti, con il pensiero, il lavoro, l’attivismo e l’impegno politico.
La specificità gallurese nella nazione Sarda. Dicci
la tua.
La Gallura ha evidenti differenze linguistiche e storiche. La lingua innanzitutto, ma anche una penetrazione minima degli influssi spagnoli negli usi e l’architettura molto più presente in altre parti della Sardegna. Inoltre l’influenza della politica nella nostra area è stata davvero pesante, credo la più pesante tra le regioni della Sardegna. Il bavaglio posto ai Sardi in generale in quest’area è forse ancora più stretto.
La Gallura ha evidenti differenze linguistiche e storiche. La lingua innanzitutto, ma anche una penetrazione minima degli influssi spagnoli negli usi e l’architettura molto più presente in altre parti della Sardegna. Inoltre l’influenza della politica nella nostra area è stata davvero pesante, credo la più pesante tra le regioni della Sardegna. Il bavaglio posto ai Sardi in generale in quest’area è forse ancora più stretto.
Il cumulo di interessi economici unito alla
peggiore politica importata dal continente fa della Gallura, una terra
naturalmente aperta agli scambi e all’accoglienza un luogo dove spesso chi
viene da fuori non sempre è bene intenzionato.
Vedi realizzabile una piena sovranità della
Sardegna nel medio termine?
Siamo succubi della 7° potenza industriale del
mondo, un paese di 60 milioni di abitanti nel soggioga uno di poco più di un
milione e mezzo. La costante demolizione delle nostre tradizioni culturali,
economiche, linguistiche è costante. Fin dalla scuola la nostra storia è
cancellata. Le nostre risorse alimentari e le loro potenzialità in termini di
mercato annichilite dal peso economico di aziende enormi con fatturati e potere
di penetrazione per noi irraggiungibili. Le nostre imprese non possono neppure
lavorare nel nostro territorio per via di leggi fatte apposta per tenerle
fuori. Le sterili lamentele dei nostri politici sono inutili.
Tuttavia io dico che i presupposti ci sono. Certo occorre fare molto in termini di coscienza civica e culturale e rendersi conto di un aspetto fondamentale: solo noi possiamo essere gli artefici della nostra sovranità. Nessuno ci regalerà mai nulla anzi la storia ci insegna che chi è venuto qui è sempre venuto per prendere, mai per dare.
Tuttavia io dico che i presupposti ci sono. Certo occorre fare molto in termini di coscienza civica e culturale e rendersi conto di un aspetto fondamentale: solo noi possiamo essere gli artefici della nostra sovranità. Nessuno ci regalerà mai nulla anzi la storia ci insegna che chi è venuto qui è sempre venuto per prendere, mai per dare.
Ma abbiamo potenzialità eccezionali. Una posizione
strategica al centro del Mediterraneo, che l’indipendenza esalterebbe, al
contrario di chi immagina un’Isola relegata in se stessa. Abbiamo dato
all’Italia due presidenti della Repubblica, personalità come Gramsci o
Belinguer. Un Perdersi oggi in “se e ma” politici non serve a nulla. Davvero,
pensarsi oggi indipendentista significa volesi bene.
Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la
tua priorità?
Avrei un compito enorme. Per certo mi circonderei
delle migliori “teste” della Sardegna per riscrivere le nostre leggi nella
maniera più consona alla nostra cultura, economia ed ambiente. L’indipendenza
della Sardegna diverrebbe come una nuova “Rivoluzione Cubana” dove ciò non sia
inteso da un punto di vista politico o militare quanto piuttosto come esempio per
altri popoli che oggi non sono liberi o che lo sono ma sono male amministrati
dai loro politici.
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