mercoledì 5 settembre 2012

Intervista a Francesco Giorgioni

Francesco Giorgioni, arzachenese, è un giornalista di cronaca che ha scritto per l’Unione Sarda, Il Sardegna, Sardegna 24 ed il Fatto Quotidiano. 

Francesco, Raccontaci un po’ di te. Come ti descriveresti?

Sono uno che osserva il mondo e ne fissa le immagini che più lo colpiscono attraverso la scrittura: scrivere è l’unica cosa che penso realmente  di saper fare. Nella mia vita ho studiato, ripulito spiagge, lavorato come addetto alla sicurezza in Costa Smeralda e, infine, fatto il giornalista. Pensavo fosse un traguardo, prima di scoprire che la vita è un divenire e veri traguardi non ne esistono.  Oggi un vero lavoro non ce l’ho, ma siccome non scrivo solo per soldi ma piuttosto per una esigenza quasi fisiologica sfogo questo bisogno attraverso il mio blog. Ho anche un libro pronto, ma per una inspiegabile forma di pudore non ho mai proposto ad alcun editore di pubblicarlo.

Come vedi questo interesse della sinistra isolana ad istanze di tipo “sovranista”, quali quelle che iRS sta portando avanti?
“La Sardegna è un continente” soleva dire Andres Fiore, animatore di serate ma soprattutto uomo di cultura. Era un romagnolo pieno di charme e decise di vivere in Gallura perché non c’era una terra uguale al mondo.  Parlo di lui perché ho impresso il suo stupore negli occhi, quando con garbo accennava alla inconsapevolezza degli stessi sardi sulle potenzialità della nostra Isola.
Abbiamo peculiarità tutte nostre, risorse ancora inesplorate e dobbiamo credere più in noi stessi, puntare ad una autodeterminazione che deve  nascere dall’orgoglio di essere quelli che più di ogni altro hanno diritto di decidere sulle sorti di questo posto.  Che la sinistra comprenda quanto sia importante valorizzare i nostri punti di forza in un’ottica sovranista  mi pare il risultato di idee e convinzioni che sempre più permeano l’opinione pubblica. E che, bisogna riconoscerlo, sono merito di battaglie e campagne di voi indipendentisti, anime candide della politica intesa come spirito di servizio.


Le infiltrazioni mafiose in Gallura: pericolo sopravvalutato o autentica emergenza?
Oltre alle recenti cronache giornalistiche esiste un documento che chiarisce ogni dubbio: l’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Guido Salvini che chiudeva l’indagine Dirty Money sugli investimenti della ‘ndrangheta calabrese in Gallura. Da quell’atto  si capisce quanto la malavita organizzata sappia insinuarsi tra i pezzi forti dell’imprenditoria e della politica locale, molto attente alla liquidità di questi capi criminali. Se n’è parlato poco, certo: toccare i potenti è sempre scomodo.

La specificità Gallurese nell’ambito della nazione Sarda. Dicci la tua.
Noi galluresi  abbiamo il turismo. Non vediamolo con  la solita immagine stantia del principe che costruisce quattro alberghi e dieci ville comprando i terreni per un tozzo di pane e assumendo manovali e guardiani. Se il turismo sta in Gallura è per una serie di ragioni da sommare l’una all’altra: la nostra ospitalità, il nostro incomparabile patrimonio paesaggistico, il fatto che siamo un popolo sostanzialmente pacifico e non soffriamo di pregiudizi  contro chi viene dall’altro lato del mare. Non tutti gli investitori sono colonizzatori o speculatori senza scrupoli,  e forse questo in Gallura lo abbiamo capito prima per esperienza diretta.
Il turismo è un motore che, se giudiziosamente utilizzato, potrebbe avviare tanti altri settori produttivi che oggi arrancano: si chiamano piani di sviluppo integrato. Aggiungo una riflessione: conosco un imprenditore gallurese di fama, Renato Azara, general manager della Sardinia yacht services, che sulla sovranità sarda e gallurese sta conducendo autentiche battaglie culturali. Parla tante lingue e conosce grandi personalità di tutto il mondo, ma la sua convinzione sulla sovranità sarda cresce di giorno in giorno. Battaglie non campate per aria, ma basate sul principio che i nostri marchi e le nostre risorse vadano difese e valorizzate da chi più ne conosce il prestigio.


Vedi realizzabile una piena sovranità della Sardegna nel medio termine?
Dipende da noi, da quanto questa presa di coscienza delle nostre potenzialità sappia radicarsi nell’animo di ogni sardo. I presupposti - nel senso della materia prima, intesa come risorse e competenze – ci sono tutti.

Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Primo: attuare il principio della continuità territoriale che mette sullo stesso piano la Sardegna alle altre Regioni italiane. Io, sardo, devo spendere per andare nel Continente quanto un brianzolo spende in treno per spostarsi tra Lombardia e Piemonte, per fare un esempio. Poi cercherei  di restituire popolarità alla politica. Attraverso riunioni di giunta itineranti che prevedano ogni mese il contatto tra governatore e popolazioni locali, ma anche mediante un sistema di informatizzazione che permetta ad ogni sardo di sapere, in tempo reale, cosa la nostra Regione produca per loro. La priorità è restituire alla gente un minimo di fiducia nella propria classe dirigente. Va da sé che parlo di una nuova classe dirigente, non di quella attuale che ha ampiamente fallito su tutti i fronti.

Andrea Randaccio
iRS Gallura