venerdì 26 ottobre 2012

iRS Gallura intervista Marino De Rosas


Marino De Rosas è forse il più conosciuto chitarrista Sardo in attività. Olbiese D.O.C., coniuga gli straordinari virtuosismi tecnici ad un viscerale amore per la sua terra, testimoniato da una produzione musicale nata nel 1965.

Marino, ti va di descriverti?
Descrivermi? Essere auto descrittivi significa, soprattutto, essere autocritici e questo non è quasi mai facile. Comunque ci provo.
Estroverso ma allo stesso tempo riservato. Non amo il clamore, il chiasso e, intimamente, mi sento un po’ vanitoso. Amante del buon umore fin da piccolo ma impulsivo e sanguigno quando mi va storta. Comunque credo di essere un buono (almeno credo). Odio tutto ciò che ritengo ingiusto e, di ingiustizia, purtroppo, ne vedo tanta. A proposito, sai chi ha inventato la Pigrizia?
L’ho inventata io … Meglio domani ciò che si potrebbe fare oggi: ci si allunga la vita..!
Comunque: piuttosto che fare una cosa subito e male, meglio farla più tardi, ma farla meglio.

Ti senti indipendentista e se si come lo sei diventato?
“Libaltai e Sanitai, sei riccu e nò lu sai” (Libertà e Salute, sei ricco e non lo sai) diceva mia nonna gallurese D.O.C.. A parte la salute, amo la libertà più di ogni altra cosa. Questo è il mio concetto di “indipendenza”. A volte mi sento libero, a volte meno. Dipende dal momento politico che si attraversa e questo, è un brutto momento. Liberarsi ed essere indipendenti è sempre stata, ed è, l’aspirazione di ogni Nazione civile. Io mi sento di appartenere alla Nazione Sarda. L’unica mia paura, però, è quella che, saltando dalla padella, potrei finire nella brace …

La specificità della Gallura nell’ambito della nazione Sarda. Dicci la tua.
Mi viene in mente quell’aneddoto in cui si racconta che un tempo i Maddalenini, quando dovevano andare a Palau, dicevano: “.. andemu in Sardigna...”. La Gallura è specifica quanto lo è il Logudoro, il Campidano, la Barbagia e via dicendo ma niente di più. Più o meno come i Nativi d’America (i cosi detti Pellirosse) nella Nazione Indiana. Nonostante queste specificità la Nazione Sarda è, geograficamente e culturalmente, un’entità unica. Non bisogna confondere però le specificità con le divisioni. Altrimenti diamo ragione agli Spagnoli quando dicevano “pocos, locos, ecc…”.

Dal tuo punto di vista la Sardegna potrebbe essere pronta per la piena sovranità nel medio termine?
Dal mio punto di vista la Sardegna è pronta, i Sardi no. Scusa il gioco di parole ma mi spiego meglio. Ipotizzando piena sovranità nell’immediato, la classe dirigente non sarebbe altro che la stessa che attualmente ci governa da Roma. La stessa che in passato aveva deciso per la petrolchimica al posto dell’agricoltura, per il cemento al posto dell’ambiente e via dicendo. Bene o male, chi va al potere ci arriva perché ha il danaro per finanziarsi le campagne elettorali e questo denaro speso, in un modo o nell’altro, deve rientrare. Finora è rientrato attraverso la svendita di risorse che, se fossero state sfruttate meglio, avrebbero potuto dare un futuro migliore alle nuove generazioni. Forse sono un po’ astratto ma il quadro attuale è abbastanza evidente.
No, non siamo ancora pronti. Dobbiamo prima fare un salto di qualità culturale al pari di una vera e propria Rivoluzione. Ci vuole tempo, ancora, in fondo, come ho detto prima a proposito della pigrizia (ma questa volta non per pigrizia), ci allunghiamo la vita …

Ho una notizia per te. Diventi presidente della Sardegna: quale sarebbe la tua priorità?
Attivare quanto prima una campagna di propaganda mediatica a tappeto per far capire a “tutti” i Sardi quale immenso valore abbia questa nostra Terra, in modo da imparare a difenderla, proteggerla ed amarla come si ama la propria Madre, infine, fatto ciò, cercare subito uno più bravo di me, trovarlo e … dargli le consegne!


Andrea Randaccio
iRS Gallura